Pesco.



Prunus persica L Batsch. Pesco. Rosaceae.
Boschi, radure. Altezza 2-5 m. Fioritura aprile-maggio.
Piccolo albero o arbusto con fusto eretto ramoso a chioma irregolare; corteccia bruna, liscia, rossastra. Foglie alterne peduncolate con lamina oblanceolata, appuntita, glabra, seghettata. Fiori subsessili, generalmente solitari che spuntano prima delle foglie, corolla a 5 petali rosa o rosso-violetta. Il frutto è una drupa carnosa giallo-rossa con leggera peluria o glabra a seconda delle varietà.
Il pesco, in passato ampiamente coltivato nella regione roerina, predilige terreni sciolti, argillosi e clima mite, in quanto la pianta è poco resistente alle gelate,
La pesca era sacra ad Arpocrate (divinità della mitologia egizia, dio dell’infanzia), tanto che ancora oggi le guance tenere e rosate dei bambini sono paragonate alle pesche, per la loro morbidezza e per la loro freschezza.
Specie originaria della Cina, era già nota 4000 anni fa nel neolitico, dove il frutto era considerato sacro, importante simbolo di immortalità. In Italia giunse dalla Persia nel I secolo d.C. ad opera di Alessandro Magno, i romani svilupparono nuove varietà e ne diffusero la coltivazione in tutto il continente europeo.
Alla Persia (Iran) regione in cui era largamente coltivato nelle epoche passate farebbe riferimento l’epiteto specifico persica.
Molte varietà sono state coltivate negli ultimi decenni nel nostro territorio, ancora qualche pianta di antica coltivazione è presente ai bordi delle vigne o lungo i sentieri, sono ancora vivi nel ricordo i nomi di parecchie varietà un tempo molto importanti, ala, aurora, impero, lenìn, magiurìn, morettini, persi patanù, persi dla vigna, re david, giaun der puret, etc.



