La diversità biologica è sintomo di ricchezza naturale, manifesta l’insieme della variabilità esistente tra gli organismi viventi, inoltre coinvolge anche le relazioni reciproche tra le diverse forme di vita. Infatti è stato accertato che la diminuzione di biodiversità concorre ad ampliare la vulnerabilità dei sistemi naturali e l’estinzione delle entità più fragili
Le piante prosperano sulla terra da migliaia di anni, non diffuse casualmente in ogni luogo, ma in funzione di razionali e rigorose norme ecologiche, la selezione naturale riunisce le specie in raggruppamenti, noti come fitocenosi o consorzi vegetali.
Le specie vegetali rare sono vincolate alle loro specifiche esigenze vitali intensamente differenziate, il loro sviluppo è condizionato da un insieme di vincoli climatici e ambientali, la cui trasformazione anche parziale ne influenza una decisa rarefazione o la totale estinzione.
Ogni specie vegetale rappresenta un elemento indispensabile all’equilibrio naturale di un ambiente e svolge una funzione distinta, utile allo sviluppo di altre entità vegetali o animali, che concorrono alla stabilità biologica dell’ecosistema. Se si estingue una pianta, ciò potrebbe costringere in seguito alla scomparsa di certe specie animali connesse ad essa dalle molteplici e articolate relazioni che mantengono nel tempo le condizioni indispensabili per la vita.
Sono sintomi ben conosciuti di questo processo, l’inquinamento chimico, il disboscamento crescente, l’occupazione costante e vigorosa di piante rustiche e di facile adattabilità, la bonifica delle aree paludose, le alterazioni genetiche e il decadimento floristico con perdita delle essenze più fragili e vulnerabili, la rarefazione o la scomparsa delle associazioni vegetali ormai divenute poco frequenti tra cui spiccano quelle riparie, palustri e planiziarie.
A questa grave insufficienza si tenta di porre rimedio con forme di tutela e interventi di conservazione: Dal 1970 la comunità scientifica iniziò ad interessarsi delle risorse genetiche mondiali e, con la dichiarazione di Stoccolma del 1972, l’ONU presentò una risoluzione per la costituzione di banche per la raccolta e la salvaguardia del materiale genetico delle specie animali e vegetali. Nel 1992 in occasione del vertice sulla Terra di Rio de Janeiro, i leader politici mondiali hanno adottato la “Convenzione sulla Diversità Biologica”. Con questo trattato internazionale, i governi di tutto il mondo si sono impegnati ad elaborare strategie nazionali per la conservazione e l’utilizzo sostenibile della diversità biologica.
La regione Piemonte negli anni passati si è dotata di una normativa che costituisce un valido dispositivo legale relativo alla conservazione delle specie animali e vegetali promulgando la legge n° 32 del 1982: “Norme per la tutela, la conservazione del patrimonio naturale e dell’assetto ambientale”, essa definisce tra l’altro le norme relative all’istituzione delle aree protette e le regole attinenti “al comportamento per la tutela della flora spontanea, di alcune specie di fauna minore e dei prodotti del sottobosco al fine di garantire la conservazione del patrimonio naturale e dell’assetto ambientale in tutti i suoi molteplici aspetti”.
In questa legge sono anche elencate le entità botaniche a protezione assoluta che risentono di una particolare minaccia. Quasi 300 specie che si trovano in grave stato di precarietà sono indicate nella “lista rossa” che analizza il territorio dell’intera regione piemontese.
Speriamo che queste nuove normative di protezione non siano una pura forma di contrasto legale ma possano contribuire a formare e sviluppare fra la gente una coscienza naturalistica atta a prendere consapevolezza dell’importanza dell’ambiente che ci circonda, stimolando la difesa del patrimonio naturalistico e dell’aspetto paesaggistico.
La ricchezza di specie vegetali presenti nelle Langhe e del Roero, oltre che dalle entità che abitualmente concorrono alla composizione delle associazioni vegetali di questi territori, è testimoniato dalla presenza delle specie attinenti alle zone montane di origine pre-alpina quali Dentaria bulbifera, Arctostaphylos-uva-ursi, Asarum europaeum, Luzula pedemontana, Leucojum vernum, Lilium martagon, Aquilegia atrata, Caltha palustris, Vaccinium myrtillus, Matteuccia struthiopteris, Dactylorhiza latifolia, o dalle entità termofile mediterranee connesse agli elementi climatici e geologici appenninici: Crocus ligusticus, Erica arborea, Serapias vomeracea, Campanula medium, Iberis pinnata, Pistacia terebinthus, Helicrhysum stoechas, Catananche coerulea, Ostrya carpinifolia, Phagnalon sordidum, Cistus salvifolius, etc.
La penetrazione di tali elementi floristici che irradiano dalle Alpi Marittime, dalle Alpi Cozie e dagli Appennini è alquanto limitata sia nel numero di specie che di individui, localizzati in parte nelle zone marginali del territorio e vincolati alle loro specifiche esigenze vegetative.
Diverse nuove specie sono state ritrovate negli ultimi anni dalle assidue erborizzazioni condotte da Abbà e da altri ricercatori, mentre si deve denunciare il mancato recupero di numerose entità segnalate da Vignolo Lutati a metà del secolo scorso, alcune delle quali di indubbio interesse, è logico pensare che una parte siano da ritenersi estinte nel nostro territorio.
Le entità rare sono per lo più incentrate nelle zone meridionali del territorio, spesso in luoghi di difficile accessibilità dove possiamo trovare specie particolarmente attraenti e vistose che rivestono una specifica rarità in Piemonte e nel territorio nazionale; si possono osservare nelle radure boschive fresche, Aconitum vulparia, Aconitum variegatum, Aquilegia vulgaris, Buxus sempervirens, Lathraea squamaria, Lilium martagon, Omphalodes verna, Senecio sylvaticus; negli erbosi, Crocus ligusticus, Ophrys bertolonii, Orchis papilionacea; nei cespuglieti e nei boschi aridi, Aphyllanthes monspeliensis, Arctostaphylos-uva-ursi, Atropa belladonna, Cistus albidus, Genista cinerea, Hermodactylus tuberosus; nelle zone umide, Carex buxbaumii, Cirsium montanum, Lychnis coronaria, Lychnis viscaria, Lysimachia nemorum, Orchis laxiflora, Omphalodes verna, Thelypteris palustris.
Ĕ auspicabile, anzi indispensabile promuovere la salvaguardia concreta del patrimonio floristico e zoologico ancora presente nelle Langhe e nel Roero, affinché non si aggravi la vulnerabilità del delicato ecosistema naturale, ma vengano potenziate tutte le attività di protezione e di conservazione disponibili sul territorio.


